Quella di oggi è stata una lunga giornata, diversa dalle solite. Abbiamo partecipato alla manifestazione di Crotone contro il commissariamento all'emergenza rifiuti, organizzata dalla Rete Difesa del Territorio Franco Nisticò. Una giornata diversa, dedicata alla cittadinanza attiva. Sin dal raduno alla discarica di Farina Trappeto, si viveva un'atmosfera particolare. Ci si guardava in viso con gli altri manifestanti, nuovi volti divenivano familiari. Addirittura al solo sguardo ci si trasmettavano sensazioni, emozioni, forza. Ci hanno contati, alcuni dicono 2000, altri 5000 persone... non lo sappiamo. Quello che sappiamo però è che non contano i numeri bensì le idee, le azioni, il forte desiderio di dare una svolta o quanto meno di non stare con le mani in mano, e provarci. Vogliamo pubblicare il comunicato di adesione per far sapere le ragioni della nostra protesta e coinvolgere nelle nostre lotte per la difesa dell'ambiente e della società, tutti coloro vorranno. Ringraziando tutti i ragazzi che hanno reso questo 12 novembre un giorno speciale, riportiamo il comunicato.
Ciò che Costa Nostra vuole portare all'attenzione dei manifestanti, oltre al tema principale della giornata, è una situazione politica e sociale, legata a stretto filo all'ambiente, al territorio, alla salute e al benessere del cittadino, nonché alle tradizioni e alle diversità che rendono la Calabria e l'Italia luoghi fantastici.
In questi pochi mesi di attività abbiamo cercato di analizzare criticamente la situazione locale circoscrivendo, per ovvi motivi logistici, l'area di studio alla nostra piccola realtà e al nostro territorio, senza però dimenticare che Curinga, Lamezia, Falerna, Pizzo e tutti gli altri paesi vicini vivono la stessa terra.
L'errata gestione del processo depurativo, anni e anni di politica stagnante, la totale assenza di pianificazioni e progetti volti al futuro e alle nuove generazioni hanno allontanato il cittadino dalla propria terra avvicinandola inesorabilmente nelle mani di privati in cerca di profitto. Viviamo in un'area a forte rischio ambientale, una bomba a orologeria. Incurie e illeciti hanno determinato la nascita del fenomeno di "eutrofizzazione", la morte del mare, confermata dalle recenti analisi dell'arpacal. Si, è vero, le aziende dell'area industriale sono prive di allaccio alla fogna, così come molte aziende agricole e abitazioni, e non osiamo immaginare di quali altre sostanze si nutre il nostro mare, ma se vogliamo veramente risolvere il problema e non semplicemente trovare un colpevole dobbiamo capire che se tutto ciò è accaduto è anche colpa nostra, della nostra mentalità. Nessuno è esente da colpe.
Lamentiamo inoltre l'ingerenza dell'Europa nei fatti di casa nostra; l'abbandono del locale da parte dei governi nazionale e regionale; l'inefficienza dei privati nella gestione dei beni pubblici.
Non tutti forse sappiamo che il decreto legge n.116 del 30 maggio 2008, normativa di derivazione comunitaria, mina definitivamente qualsiasi speranza di avere un mare davvero pulito. La legge su citata recependo la direttiva europea, diminuisce in modo drastico e del tutto irragionevole i parametri secondo i quali deve definirsi balneabile o non balneabile il mare.
Gli indicatori della balneabilità vengono ridotti da 19 a 2 (enterococchi intestinali ed escherichia coli), ma cosa ancora più grave sono esclusi dalla ricerca i metalli pesanti (arsenico, cromo esavalente, cadmio, piombo, mercurio, cianuri) oltre a nitrati, fosfati, oli minerali e antiparassitari. Pertanto, seppure oggi l’Arpacal definisce balneabile un tratto della nostra costa, non c’è da stare allegri in quanto tale definizione è basata su un’indagine del tutto incompleta ed inadeguata. Infine il nostro Governo pur dovendo accogliere la direttiva, avrebbe potuto comunque mantenere, in aggiunta a quelli oggi previsti e per una maggiore tutela della salute pubblica e ambientale, i parametri già esistenti che consentivano di definire la balneabilità di un tratto di costa con maggiore certezza e con maggiore completezza scientifica; e anche la Regione poteva evidentemente opporsi appellandosi al buon senso dei cittadini, ignari della situazione.
Anche noi diciamo MO BASTA! Noi pretendiamo la fine del commissariamento all’emergenza rifiuti perché non accettiamo la parola emergenza. In altre realtà i rifiuti sono risorse utilizzate per il bene della comunità. Pretendiamo la sovranità sulla nostra vita e crediamo più opportuno siano gli enti locali a gestire e controllare il ciclo dei rifiuti, l’acqua e la depurazione.
Abbiamo ricercato il progresso, lo sviluppo, ma dalla parte sbagliata e ancora li inseguiamo ciecamente, senza capire che è proprio questo che ci sta portando alla deriva. Ben venga il progresso, noi siamo per il progresso, ma solo a condizione che sia sostenibile e intelligente e indirizzato al benessere di ognuno di noi e non al guadagno dei soliti noti. Esistono tante soluzioni, tante risposte e risorse proprio in casa nostra. Basta aprire gli occhi.
Un altro mo(n)do è possibile.
Costa Nostra.
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