Decreto legislativo 30 maggio 2008 n. 116: Attuazione della direttiva 2006/7/CE relativa alla gestione della qualità delle acque di balneazione e abrogazione della direttiva 76/160/CEE.
Questa normativa di derivazione comunitaria mina definitivamente qualsiasi speranza di avere un mare davvero pulito. La legge su citata infatti, recependo la direttiva europea, diminuisce in modo drastico e del tutto irragionevole i parametri secondo i quali deve definirsi balneabile o no il mare. Gli indicatori della balneabilità vengono infatti ridotti da 19 a 2 e cosa ancora più grave vengono escluse dalla ricerca le sostanze chimiche. Pertanto, seppure oggi l’Arpacal definisce balneabile un tratto della nostra costa, non c’è da stare allegri in quanto tale definizione è basata su un’indagine del tutto incompleta ed inadeguata. Il nostro Governo pur dovendo recepire la direttiva avrebbe potuto comunque mantenere, in aggiunta a quelli oggi previsti e per una maggiore tutela della salute pubblica ed ambientale, i parametri già esistenti che consentivano di definire la balneabilità di un tratto di costa con maggiore certezza e con maggiore completezza scientifica. Per chi fosse interessato segnalo il link della previgente direttiva comunitaria 76/160/CEE
che invece prevedeva fossero 19 le sostenze la cui assenza certificava la qualità delle acque destinate alla balneazione. Brevemente elenco alcune delle sostanze che non vengono più cercate, forse perchè innocue o divenute tali per legge: ARSENICO, CADMIO, CROMO VI, PIOMBO, MERCURIO, CIANURI, OLI MINERALI, NITRATI E FOSFATI.
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